Traspirazione e calore – un’esperienza nel vigneto

Le interazioni che intercorrono tra la disponibilità idrica nel suolo, il clima e le caratteristiche del vigneto possono essere numerose con effetti differenti di patimenti.

In questo anno di temperature elevate e assenza di precipitazioni, si sono osservate manifestazioni di notevole interesse, dalle quali è possibile effettuare analisi sulla fisiologia della vite in relazione al momento fenologico.

Descrizione dell’evento

Il caso di un vigneto di Barbera e Dolcetto sito nelle Langhe, allevato con il sistema Guyot e con i filari che seguono la linea Nord-Sud, quindi con illuminazione della parete Est-Ovest (Foto 1).

Premesso che nelle ultime settimane di giugno le condizioni di precipitazioni e temperature non hanno subito particolari variazioni, attraverso successivi sopralluoghi ho avuto modo di notare come nel corso delle fasi fenologiche si definisse una crescente sensibilità alle scottature sulle foglie.

Foto 1                                                                                                                           Foto 2

Al momento della fioritura, la vegetazione appariva pienamente efficiente, senza alcun segno di sofferenza o appassimento.

Giunti alla prima crescita degli acini (mignolatura), ho costatato che in alcune piante erano comparsi disseccamenti dei lembi fogliari, evidenti sul lato ovest della parete dei filari. È emerso che dette piante erano già affette da altri problemi, in particolare la Flavescenza dorata oppure semplicemente più deboli rispetto alle altre.

Dopo circa quindici giorni, la quasi totalità del filare riportava medesimi sintomi, sempre riguardanti l’esposizione ovest più calda (Foto 2).

Dalla rilevazione visiva sono emerse le seguenti considerazioni:

  1. Le viti di Barbera hanno accusato disseccamenti non continui sulla spalliera, ma distribuiti su tutto il filare, con segni di appassimento temporaneo delle foglie.
  2. Nei filari di Dolcetto vi erano i maggiori disseccamenti pressoché continui su tutta la lunghezza e non si sono notati segni di appassimento temporaneo.
  3. I filari giovani al terzo anno (vitigno Barbera), e ancora privi del capo a frutto, non evidenziavano ustioni su ambe le pareti, pur essendo esposti al sole più degli altri, essendo i terminali; si notano segni di appassimento temporaneo.

Traspirazione e temperatura

Particolare interessante, seppur all’apparenza scontato, è documentato dalle foto 3 e 4, ritraenti una sezione di un filare di Dolcetto lato ovest (Foto 3) e l’esatto corrispondente lato est (Foto 4).

Foto 3                                                                                                                           Foto 4

Le ustioni sono evidenti e notevoli da un lato mentre non appaiono in alcun modo dall’altro. Questo appare scontato, essendo dettato dall’esposizione; di fatto però, sottolinea la circostanza del riscaldamento della foglia non più protetta da una efficiente traspirazione: ad ovest è stato superato il limite di resistenza mentre con l’insolazione del mattino non è stato raggiunto.

La condizione fisiologica dell’intera massa vegetativa è tuttavia la medesima.

Il riscaldamento della foglia e la sua maggiore sensibilità alle ustioni si manifesta quando la disponibilità di acqua nel suolo è insufficiente, ancor più sulle foglie in pieno sviluppo ma ancora giovani.

Che si tratti di danni da alte temperature e non da altri fattori è comprovato dal fatto che solo un lato della spalliera è sofferente ed ancora che i filari di Barbera accusano congiuntamente un appassimento temporaneo dovuto all’insufficiente disponibilità idrica all’interno della pianta.

Barbera e Dolcetto si distinguono tra loro per la differente resistenza dei tessuti, ma la riduzione della traspirazione è di entrambi. Così è venuta a mancare l’evaporazione (fenomeno che sottrae calore) a contatto delle lamine fogliari. Quest’ultima, è il fattore naturale di protezione che varia in ragione delle circostanze. La resistenza diretta della foglia, conseguita con la perfetta formazione dell’epidermide e dello strato cuticolare, è invece un altro aspetto, quale carattere acquisito e stabile dell’organo verde.

Fenologia e sensibilità alle ustioni

Il momento fenologico cui sono comparsi i sintomi, improvvisi e notevoli per quanto concerne tutte le piante sane del vigneto merita un’ulteriore considerazione.

La manifestazione eclatante, è avvenuta al raggiungimento della fase di pre-chiusura dei grappoli (quando gli acini sono prossimi a toccarsi); fase che tra l’altro quest’anno è stata raggiunta molto velocemente.

Le piante deboli, invece, già accusavano sintomi all’inizio della crescita degli acini.

Questo sottolinea l’importanza che riveste il grappolo erbaceo nell’equilibrio idrico della pianta. Se l’acqua non fosse limitata, essa dispenserebbe le esigenze di crescita sia alla vegetazione sia ai grappoli. Quando però gli acini iniziano a formarsi, il fabbisogno di acqua cresce. La maggior domanda non è tanto quale elemento di riserva bensì per le esigenze metaboliche specifiche (sintesi e crescita) della pianta in questa fase fenologica.

Maggior esigenza unita a uno stato di carenza, aumenta la sensibilità a tutto ciò che comporta l’insufficienza idrica; nel nostro caso, ne è conseguita la minore protezione delle foglie dalle temperature elevate.

Particolare interessante è dato dai filari di bordo ancora giovani e posti nella condizione peggiore di esposizione. Non vi sono segni di scottature; le foglie non sono ancora indurite e con un parziale appassimento temporaneo (Foto 5).

La massa fogliare, rapportata al numero dei grappoli, è però qui notevolmente superiore rispetto ai casi precedenti delle viti in piena produzione.

Foto 5

Qui, la crescita dei frutti non ha influito sull’equilibrio idrico generale delle singole piante di vite.

Quest’esperienza sottolinea ancora una volta l’importanza del rapporto quantitativo tra la massa di foglie adulte, quelle giovani e il numero di grappoli riguardo alla predisposizione degli organi verdi alle scottature, in condizioni ambientali favorevoli.

Edoardo Monticelli

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