Stimolare nuovi getti dal fusto

Dal momento in cui si pianta la barbatella, il suo allevamento consiste nell’educarla progressivamente fino a raggiungere una struttura adeguata che permarrà per l’intero suo ciclo vitale. Il termine di età produttiva non coincide ovviamente con questo primo obiettivo.

La vite, come tutte le arboree, richiede di acquisire una massa legnosa di un certo volume. In natura, essa è distribuita tra le lunghe diramazioni che si adagiano sugli alberi di maggiori dimensioni; nel vigneto, invece, tutto è contenuto nella formazione del ceppo.

Il tempo necessario per detta formazione può essere variabile. I germogli che dipartono dai nodi del giovane fusto sono fondamentali per la sua crescita in larghezza. Un innalzamento troppo rapido, per giungere alla curvatura del primo capo a frutto è sovente previsto nei tre anni, ma non necessariamente è funzionale per tutte le piante e per tutti gli ambienti. In tre anni di allevamento, si acquisisce sì la piena potenzialità produttiva ma non necessariamente quella morfologica necessaria alla pianta.

Il Nebbiolo svantaggiato

Alcuni vitigni, come ad esempio il Nebbiolo, sono particolarmente svantaggiati al riguardo. Gli internodi molto lunghi, soprattutto in età giovanile, fanno sì che i germogli a disposizione in questo tratto iniziale siano pochi. Se poi anticipatamente si provvede alla spollonatura, ne consegue la non piena formazione del ceppo. Le successive ordinarie pratiche di coltivazione comprenderanno poi regolari ulteriori spollonature annuali, ulteriormente inibenti le possibilità di accrescimento.

La non strutturazione del ceppo induce minori opportunità di scelta in tema di potatura invernale e ritorno. Accade così che per i ceppi, una volta raggiunta rapidamente l’altezza del filo del capo a frutto, siano sprovvisti dei tralci ai nodi più bassi, non vi sia la possibilità del ritorno.

Come già accennato, tutto è dipeso da un troppo veloce sviluppo del fusto e dalla non più opportunità di crescita diametrale per la precoce e continua spollonatura, cosa cui i vitigni più vigorosi sono particolarmente esposti. Il ricaccio di polloni, è frequente dalla base della pianta, ma non idoneo per la potatura di accorciamento del fusto (ritorno).

Le viti sono ormai assestate per la produzione, ma ancora manchevoli nella struttura.

Con il trascorre degli anni, l’emissione spontanea di nuovi succhioni in altezza diviene sempre più improbabile e, nell’eventualità, essi risulterebbero di poco vigore e quindi non affidabili per la ricostituzione dell’apparato epigeo.

Esigenza della potatura di ritorno

Nei vigneti tra i dieci e i venti anni di età, di Nebbiolo in particolare, la riduzione del fusto sotto il filo del capo a frutto diviene opportuna. Per questo, si pone il problema di come ottenere ricacci sufficientemente vigorosi ai nodi sottostanti, dopo anni di ricorrenti spollonature.

Nonostante le successive eliminazioni dei getti, permangono lungo l’asse dei ceppi apici gemmari più o meno latenti i quali costituiscono una riserva di opportunità della pianta, nell’attesa di uno stimolo ormonale che ne definisca l’esigenza del risveglio. Nella normalità, soprattutto in quella della vite a Guyot, la grande vigoria dei getti del capo a frutto si contrappone a questo risveglio e la latenza così permane.

Stimolazione di ricacci dal ceppo

Artificialmente si può tuttavia intervenire al fine di attivare questa stimolazione. Le tecniche possono essere più d’una. La più facile è l’eliminazione temporanea dell’intero capo a frutto affinché il vigore della pianta, non potendosi espletare sulle gemme dell’anno, stimoli quelle di riserva. In questo caso, tuttavia, non si è certi che le nuove partenze si verifichino all’altezza corretta. Vi può poi essere la curvatura del capo a frutto forzata verso il basso per ridurne la vigoria dei suoi getti, sebbene questo metodo lasci spazio a notevole incertezza, essendo in generale la vigoria anche dipendente dall’andamento climatico della stagione.

La tecnica che nella pratica ha fornito i migliori risultati al fine di stimolare nuovamente l’emissione di germogli dal ceppo e all’altezza più idonea consiste in una sorta di strozzatura nella parte alta, in modo da interferire con il sistema vascolare della linfa elaborata.

Essa può essere praticata con molta facilità.

È sufficiente un filo di ferro fine, con cui si effettua una legatura stretta ad anello sul fusto al di sopra del nodo dove ci si attendono i futuri germogli. Il ferro deve deformare lievemente lo strato corticale (Foto 3). L’operazione deve essere eseguita verso la fine dell’inverno, quando le viti iniziano ad essere in linfa, ma non è ancora avvenuto il rigonfiamento delle gemme.

Il risultato non è ovviamente uniforme tra tutte le viti, essendo ognuna di esse condizionata molto singolarmente già nella conformazione del proprio ceppo. Il risultato medio è tuttavia da ritenersi soddisfacente. Nuovi succhioni, che non si sarebbero sviluppati altrimenti, si accrescono dai nodi sottostanti alla strozzatura (Foto 4).

È frequente una particolarità in questi nuova vegetazione: pur essendo i futuri candidati alla prossima potatura invernale di buon vigore, vi può essere ancora maggiore vigoria dei getti che dipartono dalla base della pianta.

Una volta conseguito un sufficiente sviluppo, si rende pertanto necessaria, un’opera accurata di potatura verde e di accomodamento della nuova vegetazione.

Man mano che si accrescono i getti, devono essere eliminati quelli alla base della pianta, affinché la loro presenza non costituisca disordine per quelli più alti.

Tra questi ultimi, sarà ancora talvolta opportuna una selezione. L’eliminazione dei più piccoli e certamente non idonei potrà infatti essere più difficoltosa se effettuata in epoca tardiva.

I nuovi germogli dovranno poi essere sorretti verticalmente, in modo che non corrano il rischio di rompersi o disarticolarsi (cosa possibile e frequente).

In ultimo, sempre a quest’epoca di fine aprile primi di maggio, sarà necessario rimuovere la costrizione effettuata con la legatura in filo di ferro. La vite potrà così riprendere la sua fisiologia nella maggiore normalità, anche a favore dei nuovi arrivati.

Edoardo Monticelli

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