SPECIALE NEBBIOLO – Le fasciazioni

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Trattasi di un fenomeno teratologico (anomalia dello sviluppo) di cui non solo la vite va soggetta, ma una grande varietà di piante erbacee e arboree, colpendo differentemente rami, fiori, frutti e anche radici. Il termine “fasciazione” deriva dalla particolare forma dell’appiattimento del ramo, allargato a guisa d’una fascia.

Il vitigno Nebbiolo ne è particolarmente soggetto, soprattutto nella prima e seconda fascia d’età del ciclo vitale, si riduce poi nel corso della vecchiaia.

E’ un fenomeno assai particolare, la cui origine non è perfettamente definita, in quanto possibile oggetto di più fattori. Concorrono infatti elementi di natura fisiologica oppure detta manifestazione può rientrare nella sindrome di specifiche patologie.

Una sintomatologia quindi evidente e ben nota. I dettagli di dette alterazioni sono tuttavia molteplici. La sua comparsa avviene con intensità e caratteri molto vari.

Manifestazione da ricondurre ad eventi parassitari. Nella prima fase del germogliamento, si è verificata un’acariosi che ha rallentato lo sviluppo iniziale. Successivamente la vegetazione ha iniziato a svilupparsi normalmente. All’epoca della potatura invernale, le alterazioni sui primi internodi della prima fase di germogliamento, sono evidenti e macroscopiche. Vi è stata una ripetizione di più apici gemmari che hanno dato origine ad altrettanti germogli. Dal terzo nodo in poi, questi sono apparsi regolari nella forma e nei meritalli.

Prime manifestazioni

Il germoglio dell’anno, normalmente di forma sub-cilindrica, nel corso del suo sviluppo tende ad appiattirsi. Una differente crescita sui diversi lati della sua sezione è sovente rilevabile nel caso del Nebbiolo, con la formazione anomala di primordi di germogli molto ravvicinati.

L’alterazione si manifesta con frequenza dopo i primi internodi, riconducendosi a fasi fenologiche di crescita stagionale in incremento. È stato osservato  che quando essa iniziava alla base dei germogli, il capo a frutto di origine presentava già l’anomalia.

La trasformazione si avvia dal meristema apicale sito all’interno delle gemme (insieme di cellule indifferenziate con la capacità di specializzarsi) che si allunga irregolarmente e perpendicolarmente alla linea di crescita producendo tessuti appiattiti e varie forme contorte.

  • Foto 1: forcellamento; il tralcio ad un certo punto si sdoppia, talvolta in due unità di pari calibro talvolta di differente vigoria. Non è detto che da queste gemme sia perpetuata l’anomalia
  • Foto 2: fasciazione con sdoppiamento del tralcio. L’appiattimento inizia al di sotto di questa malformazione e le gemme coinvolte riproporranno l’alterazione
  • Foto 3: fasciazione con sdoppiamento del tralcio e anomalia di sviluppo. Il getto minore laterale si presenta non appiattito. La non regolarità degli internodi iniziali è da indurre alla particolare vigoria derivata dal tralcio principale. E’ possibile che le gemme di questa parte non replichino l’anomalia

Sono state appurate varie cause tra cui vi sono alcuni attacchi di parassiti, l’azione di particolari sostanze chimiche, eventi estremi ambientali, ecc…

Opinione diffusa, tuttavia è che detti fattori siano da considerarsi perlopiù quali concause scatenanti una predisposizione già insita nel biotipo. Ciò avrebbe ulteriore conferma nella ricorrenza e intensità con cui questo fenomeno compare sul vitigno Nebbiolo.

Altri elementi possono essere eventuali squilibri ormonali a livello dei meristemi primari o, talvolta, mutazioni gemmarie.

Nel vigneto

Le fasciazioni si presentano con frequenza nella condizione di piante coltivate. Assai di rado, invece, in quelle che crescono spontaneamente.

Nella vite in particolare, la forma di allevamento induce la pianta a consistenti squilibri vegetativi, fisiologici e fenologici, sinergici per una maggiore vigoria. Questo, affiancato da una predisposizione genetica propria del vitigno, può esprimere una giustificazione della maggiore ricorrenza in talune realtà di vigneti.

Si constata, infine, la particolare predisposizione delle viti in vigneto partendo dal secondo o terzo anno di impianto e proseguendo per tutto il periodo in cui le piante possiedono esuberanza vegetativa. Molto raramente si riscontra sui getti del primo anno. Ciò evidenzia un legame tra la vigoria indotta dalla pianta sui germogli e le manifestazioni. Non è questa da considerare una regola assoluta, in quanto i casi possono essere vari, tuttavia appare evidente la correlazione quale presupposto di concausa.

È in ogni modo da considerare che le manifestazioni più eclatanti interessano sovente i getti caratterizzati dalla maggiore vigoria.

La vigoria dei getti

La vigoria di un germoglio è associata ad una respirazione intensa ed una corrispondente attività di demolizione degli zuccheri volta a fornire energia per più funzioni biologiche, nonché per l’ulteriore vigoria.

(Avvio della seconda fase del germogliamento, quando la vigoria indotta e la velocità di sviluppo si accrescono. Il momento fenologico è ben evidenziato dagli abbozzi delle femminelle e dalla conformazione dei grappoli di boccioli fiorali. La malformazione è di notevole entità: dal primo appiattimento si succedono ulteriori divisioni all’altezza dei grappoli.)

Una ricorrenza del comportamento vegetativo è nella trasmissione di vigoria da una struttura antecedente a quella successiva. Così, nel medesimo capo a frutto, tralci deboli o robusti a confronto forniranno germogli di vigore correlato.

La vigoria è legata al biotipo, all’ambiente, alla coltivazione. Quest’ultimo è forse l’unico elemento su cui sia possibile influire in qualche modo con scelte opportune.

Si definiscono pertanto le seguenti considerazioni:

  1. la fasciazione può essere indotta da molteplici fattori, sebbene tutti secondari rispetto ad una specifica predisposizione del biotipo
  2. le strutture legnose oggetto dell’alterazione trasmettono la stessa ai nuovi germogli
  3. la vigoria dei nuovi getti rappresenta un fattore predisponente.

Nel corso dell’estate, il fenomeno non appare nella sua piena espressione, poiché mascherato dall’abbondante fogliame. Giunti però all’epoca della potatura invernale, ciò che è avvenuto diviene evidente e fonte di problemi.

Le scelte del potatore

Le scelte che si propongono al potatore variano in relazione alla presenza di sintomi più o meno coinvolgenti l’intera chioma della pianta.

Considerando che le alterazioni sono trasmesse da un anno all’altro nell’ambito delle medesime strutture, la priorità del potatore sarà quella di selezionare per quanto possibile ciò che è valutabile come “integro”, riguardo alla morfologia del tralcio e alle gemme ad esso connesse. Particolare attenzione deve essere posta soprattutto per quanto concerne lo sperone.

Le possibilità possono essere differenti a seconda dei casi, giungendo anche a una sorta di cordone speronato temporaneo, nel caso in cui le fasciazioni non interessassero i primi nodi dei tralci.

Riconoscere infine la presenza delle anomalie, pur se non troppo evidenti è altrettanto importante, poiché i getti che si origineranno da un tralcio con lievi alterazioni potranno nell’annata successiva evidenziare fenomeni molto più complessi.

Il quadro di sintomi che maggiormente ricorrono sono:

  1. fasciazioni nastriformi
  2. fusione di tralci
  3. accorciamento internodi
  4. formazione anomala di primordi gemmari ai nodi
  5. irregolarità di vigoria sui getti secondari
  6. forcellamenti.

Fasciazione multipla. Dal ramo fasciato, ad una certa altezza di sviluppo in corrispondenza di un nodo, si sono formati primordi gemmari da cui derivano ulteriori ramificazioni.

Da un ramo, normale all’apparenza, si è sviluppata una femminella di vigore sproporzionato. Non necessariamente da questa formazione potranno derivare future anomalie, tuttavia è da considerare come irregolarità. L’internodo assai raccorciato è un ulteriore elemento avvalorante i sospetti.

Tralcio di morfologia corretta: non si notano fasciazioni, forcellamenti, accorciamento degli internodi; la distanza tra i vari nodi successivi è regolare e consona allo sviluppo del germoglio; è corretto il rapporto tra la vigoria dell’asse primario e quella delle femminelle.

L’identificazione di un tralcio perfettamente sviluppato e privo di tali manifestazioni, seppur minime, corrisponde alle seguenti caratteristiche:

  1. regolarità della sezione sub-circolare in tutta la sua lunghezza
  2. regolarità dello sviluppo degli internodi
  3. regolarità del rapporto di sviluppo tra l’asse primario e i getti secondari (femminelle).

Il potatore dovrà aver cura di rilevare con attenzione le caratteristiche di tutte le parti della chioma selezionando gli interventi adeguati al fine di non aggravare il fenomeno nel successivo anno. Per quanto potrà essere opportuno, utile sarà la scelta di formazioni che possano contenere o ridurre la vigoria dei nuovi getti, soprattutto per quanto concerne lo sperone.

Edoardo Monticelli


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