LA CONCIMAZIONE AUTUNNALE DELLA VITE

– alcune riflessioni –

La concimazione è intesa nella normalità come pratica colturale ordinaria. Oggi, con il diffondersi dell’inerbimento permanente tra i filari, forse è divenuta un po’ meno importante rispetto al passato.

Può tuttavia essere opportuno fare alcuni approfondimenti.

In passato, l’apporto ai terreni di elementi minerali e sostanza organica era volto a stimolare la vegetazione delle viti, cui seguiva come conseguenza una maggiore produttività.

Allora, i terreni interessati dai vigneti erano pressoché tutti con le medesime caratteristiche: suoli poco fertili, esposti a sud, con pendenze medie o elevate e tendenzialmente soggetti all’aridità estiva. I vigneti, inoltre, erano più longevi e ne conseguiva che il livello di età medio era nettamente più alto. Entrambi questi elementi predisponevano a una vigoria non troppo abbondante e quindi trovava giustificazione la tendenza alla concimazione minerale regolare e alla somministrazione di sostanza organica a quel tempo più disponibile.

La concimazione oggi

Oggi, molte cose sono cambiate. I vigneti sono ora distribuiti su tutti i tipi di terreni, preferendo tendenzialmente quelli più agevoli per l’impiego delle macchine: una volta proprio non considerati in quanto la loro maggiore fertilità era destinata ai seminativi.

Mutando quindi gli aspetti colturali, si pongono nuovi obiettivi e opportunità per la concimazione.

È bene innanzitutto sottolineare che le piante mutano nel corso dell’annata la loro fisiologia nell’ambito delle successive fasi fenologiche. Ne consegue che anche l’equilibrio della nutrizione minerale asseconderà tale evoluzione. La nutrizione da parte degli esseri viventi è sempre attiva, vale a dire che l’assimilazione è proporzionata alle effettive necessità del momento. Le piante non si nutrono in abbondanza per accumulare riserve. L’acquisizione degli elementi necessari avviene per la quasi totalità dal terreno tramite la soluzione circolante. L’acqua, sempre presente in esso, contiene disciolti i sali che caratterizzano la natura pedologica del luogo.

Con questa pratica colturale, non si tratta quindi di nutrire le viti, bensì di mantenere l’equilibrio di elementi nell’acqua, senza alterare la sua natura di origine.

Essendo il terreno un complesso di fattori assai ricco, la mobilità degli elementi minerali è il risultato della cooperazione tra tutti. Il principale obiettivo agronomico, pertanto, dovrebbe essere governare tale ricchezza, custodendola, pur nella considerazione che il vigneto non sia un modello di colonizzazione naturale.

Il terreno

Primo accorgimento è valutare con attenzione il terreno. Il risultato di tanti fattori si traduce in ultimo nella sua fertilità. Quest’ultima è caratteristica specifica di ogni suolo. Essa è evidenziata dalla vigoria della vegetazione spontanea, sia erbacea sia arborea. Ogni terreno possiede così una sua attitudine a produrre maggiore o minore massa vegetale. Contrariamente a quello che era un modo di credere di un tempo, questa caratteristica non costituisce, per quanto concerne il vigneto, un elemento di valutazione qualitativa.

La natura ha predisposto che tutti i terreni fossero colonizzati, differentemente ognuno per le proprie caratteristiche, e noi dobbiamo assecondare tali dettami.

Nella maggior parte dei casi, i terreni sono tutti valevoli, è tuttavia necessario rispettare le caratteristiche produttive di ognuno.

In un terreno definito ad esempio poco fertile, non è opportuno cercare di modificarne l’attitudine incrementando la somministrazione di concimi sia minerali sia organici.

L’utilità di queste sostanze è a seguito di equilibri propri per l’una e per l’altra.

Senza approfondire troppo l’argomento, basti osservare che in natura per quanto concerne la materia organica essa è costantemente prodotta in misura più o meno abbondante in relazione al complesso di caratteri minerali del suolo. Un suolo poco fertile accumula tendenzialmente poca materia organica. La mobilità degli elementi minerali, inoltre, è condizionata dalla tessitura del suolo ma anche dalla quantità di materia presente. Sostanza organica e mobilità degli elementi sono pertanto in relazione ed entrambi fortemente dipendenti dalla natura fisico-chimica del terreno in oggetto.

Non è pertanto materialmente possibile modificare, senza indurre squilibri tra i vari fattori, le interazioni che vi sono tra i numerosi fattori del sottosuolo

  • Prima foto: terreno superficiale sassoso, ricco di sabbia grossa e limo, di fertilità contenuta.
  • Seconda foto: terreno fortemente argilloso, profondo fresco, molto fertile, più tipico dei fondovalle e di molte giaciture pianeggianti.

Apporto di elementi e materia organica

L’apporto di elementi minerali deve avvenire così seguendo regole ben definite. Tra queste, nel caso di un vigneto in produzione, le percentuali degli elementi somministrati devono essere valutate in relazione al calcolo degli asporti, senza tuttavia pensare di dover ricostituire tutto ciò che è stato impiegato per produrre l’uva raccolta.

Il terreno è fonte inesauribile di elementi, dobbiamo cercare di gestire gli equilibri naturali dello strato attivo in cui sono presenti gli apparati radicali.

Al fine di garantire tutto ciò, la sostanza organica è importante, tuttavia essa non può essere somministrata con pari quantità e modi in tutti i terreni. La sua trasformazione e funzionalità dipende infatti dall’attività microbica che è tra i fattori di caratterizzazione di ogni terreno. Se un terreno è arido e poco fertile non potrà trasformare adeguatamente la materia. Il nostro apporto, quindi, non sarà pienamente positivo.

Un accorgimento importante è cercare di non distruggere quella che spontaneamente prende parte al ciclo di trasformazione. Le lavorazioni e le tecniche di sfalcio dovrebbero essere appropriate alle differenti realtà. La troppa ossigenazione dei suoli concorre, infatti alla mineralizzazione rapida della materia organica.

In ultimo, è ancora da considerare che la flora erbacea spontanea è per tipologia anch’essa caratteristica per ogni tipo di suolo. Essa è la principale produttrice di materia organica per tipologia e quantità. Da quest’ultima, poi, vi è la colonizzazione biotica del sottosuolo.

Edoardo Monticelli

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