IL VIGNETO INVECCHIA DALLA RADICE

La valutazione dell’età di una pianta trae sovente in inganno, quando ci si limita con un’impressione sull’aspetto complessivo.

Assai più difficile è comprendere la condizione della stessa pianta nell’ambito del suo ciclo vitale. Differentemente da quanto si verifica per gli animali, le piante possono evolvere la loro vita in spazi di tempo anche variabili, in relazione alle condizioni dell’ambiente in cui vivono.

La coltivazione, con le operazioni di potatura e le altre pratiche, tendenzialmente riduce la sua longevità.

La vite risente dei vincoli della coltivazione. Gli effetti sui vigneti sono evidenti: alcuni molto longevi, altri con un ciclo vitale breve.

Come tutti gli esseri, anche la vite trascorre una fase giovanile, una di maturità ed infine la vecchiaia. Ognuno di questi periodi possiede peculiarità fisiologiche. Il periodo della giovinezza, vale a dire quando la pianta non ha ancora raggiunto l’opportuno equilibrio tra attività vegetativa e produttiva, tra sviluppo epigeo e radicale, segue equilibri abbastanza definiti nelle varie realtà pedo-climatiche. Nell’ambiente coltivato, la più protratta durata della fase della piena produttività è definita dall’inizio del terzo e ultimo periodo del ciclo vitale: la vecchiaia.

Le piante invecchiano in tutto il loro insieme strutturale. L’avvio e il successivo decorso più o meno rapido è determinato dall’apparato radicale. Immaginando che in condizioni spontanee la pianta non debba subire particolari traumi che ne segnino la vitalità, l’epoca della vecchiaia è pressoché ricorrente tra individui della stessa specie, nell’ambito delle medesime realtà ambientali. Si nota la progressiva perdita di vigore vegetativo come conseguenza della riduzione dell’attività radicale. Molte radici si occludono e muoiono. La zona di assimilazione diviene sempre più superficiale. Successivamente si osserva anche la variazione a livello del fusto, più facilmente attaccato dai parassiti e dal ritidoma che sovente appare più spesso e spugnoso.

Nell’ambito del vigneto si verificano gli stessi processi che possono però essere anticipati ed accelerati da traumi o conseguenze della coltivazione. Tagli di ritorno troppo accaniti nell’ambito della potatura invernale, oppure gravi ferite al ceppo, dovute al passaggio delle macchine, o altri sporadici eventi, ancora, inducono rapidamente le piante verso l’ultima fase della loro esistenza. Avviatosi il processo, la situazione tende ben presto a peggiorare vistosamente in quanto subentrano poi parassiti di varia natura che ne accelerano la decadenza. Tra questi, i funghi hanno grande importanza, poiché sono gli agenti dei marciumi radicali. Con la loro azione, la demolizione della struttura ipogea procede più speditamente e non è più possibile comprendere poi quanta responsabilità abbia la fisiologica dell’invecchiamento o il progredire dei parassiti. Sicuramente questi ultimi completeranno l’opera.

Nel vigneto, il male, oramai frutto di fattori biotici esterni, potrà dilagare e diffondersi anche a quelle piante che non abbiano subito il decorso traumatico delle prime.

Tale processo in apparenza lento è tuttavia inesorabile. La sua velocità di diffusione è legata a più elementi. Naturalmente è importante la suscettibilità delle piante ai parassiti (propria dell’età avanzata); non di minore entità sono le caratteristiche fisiche del terreno, più o meno favorevoli ai ristagni di acqua e quindi alla condizione asfittica.

Attraverso il dissodamento del suolo, si possono involontariamente predisporre le piante alla sofferenza con l’amputazione sulla fila di più radici sane, che in ambiente infetto favorirà l’estendersi delle malattie e la rapida diffusione dei funghi nel terreno. Di maggior pericolo è la presenza e il trasporto in altri punti del vigneto di frammenti di radici contaminate. Si formeranno così nuovi punti di inoculo che permarranno per lungo tempo. Il residuo legnoso o di radice marcescente risulta tanto più pericoloso se casualmente interrato dall’attrezzo lavorante. A seguito dei lunghi tempi di demolizione, l’inoculo potrebbe poi diffondersi attraverso l’acqua che circola nel terreno, soprattutto in corrispondenza di abbondanti piogge. Pur se con differenti modalità, la diffusione avviene sia in suoli argillosi sia in quelli più sciolti.

È facile osservare nei vigneti molto colpiti l’avanzare veloce del male lungo le linee dei filari e con lentezza trasversalmente.

L’invecchiamento del vigneto apparirà presto evidente, sancito ancor di più dall’accrescersi della difformità tra le piante. A volte in tratti continui di terreno, a volte più casualmente, si noteranno piante che progressivamente perderanno di vigoria, risulteranno meno ancorate al suolo e progressivamente non si vedranno più vegetare in primavera.

Al di là delle singole piante, il vigneto invecchia con il progredire della sua difformità.

Edoardo Monticelli

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