Il terreno formazione ed evoluzione

L’origine

La formazione del terreno è il risultato di un’evoluzione lunga e complessa. I processi possono essere così schematizzati.

  1. Disgregazione fisico e meccanica della roccia madre con la formazione delle particelle solide.
  2. Decomposizione chimica e biochimica del substrato.
  3. Lisciviazione e conseguente perdita degli elementi.
  4. Formazione e accumulo della sostanza organica.
  5. La mineralizzazione della materia organica sia diretta sia indiretta
  6. Erosione superficiale e perdita di sostanza organica.

La profondità del sottosuolo è analizzata tramite il profilo che corrisponde ad una sezione verticale suddivisa in “orizzonti” che si distinguono per il cambiamento di colore e l’aspetto fisico.

  1. Orizzonte organico definito lettiera e costituito da parti decomposte, humus, elementi organici e minerali.
  2. Orizzonte attivo in cui è presente la vita.
  3. Orizzonte di transizione ricco di particelle minerali.
  4. Orizzonte inerte con scarsa disponibilità di ossigeno /minerale.
  5. Orizzonte della roccia madre.

Le stratificazioni e la fertilità

Molti suoli, soprattutto di Langhe e Monferrato, sono costituiti da potenti stratificazioni alternate tra marna e arenaria. Detti strati sovrapposti si presentano inclinati con un particolare angolo d’immersione. Si possono definire nei pendii a reggipoggio crolli delle sezioni collinari che pongono in evidenza la conformazione più profonda del sottosuolo.

Elemento di spicco è in questi casi la colonizzazione vegetale limitata a un sottile strato di superficie, dove la presenza di acqua e ossigeno hanno consentito la vita e la formazione della sostanza organica.

Al di sotto di questo, vi è il primo strato di roccia impermeabile.

Pur con questa grande limitazione, la capacità di selezione dei vegetali hanno consentito il pieno sfruttamento di questo spessore.

La fertilità può essere espressa come la capacità a produrre vigoria e sviluppo della vegetazione. È un carattere derivato dall’insieme dei vari fattori e quindi un’espressione della tipicità del suolo. Proprio in quanto conseguente a un ricco complesso di fattori, essa non deve essere modificata, poiché ciò indurrebbe sicure alterazioni dell’equilibrio precostituito non facilmente risanabili.

Nella prima immagine si osserva l’alternanza delle stratificazioni di marna e arenaria. Lo strato utile alle radici è molto ridotto. Ciononostante, si è sviluppata una ricca vegetazione colonizzatrice e lo strato attivo ha acquisito una buona fertilità.

Nella seconda immagine, le spaccature notevoli lungo il filare denotano come il terreno sia sempre in movimento, anche sotto l’aspetto fisico, soprattutto quando è notevole la quantità di argilla.

La granulometria e la tessitura

La granulometria di un terreno rappresenta la ripartizione percentuale delle frazioni fisiche minerali di cui si compone in relazione al loro diametro.

La granulometria costituisce il primo passo dell’analisi del terreno. A seguito di questa si definisce la superficie solida cui l’acqua rimarrà legata per uno certo spessore definendone lo strato bagnato, entro il quale le piante potranno approvvigionarsi per il loro fabbisogno idrico.

Tra le varie e infinite mescolanze, i valori di funzionalità del terreno sono illimitati.

Da un suolo argilloso ad uno sabbioso, in quest’ultimo la penetrazione dell’acqua può essere dieci volte superiore con tutte le perdite legate alla percolazione profonda.

Il suolo e la sostanza organica

Il suolo è un ambiente ricco di forme di vita. Ognuna di esse interagisce con le altre secondo un perfetto equilibrio. In questo modo, nel terreno si svolgono numerose funzioni, tra cui la trasformazione della sostanza organica, l’aereazione dello strato colonizzato dagli apparati radicali e la reciproca nutrizione tra questi abitanti, comprese le piante con i loro apparati radicali.

La sostanza organica è l’insieme di tutti gli elementi di detta natura presenti nel sottosuolo.

Quando un organismo muore, inizia la sua trasformazione per opera di altri organismi che si avvalgono di esso per trarre energia.

Ogni fase di trasformazione espleta nel suolo specifiche funzioni utili alla fertilità e quindi alla ricostituzione del primo livello della massa organica: quella vegetale.

Le popolazioni di esseri viventi

La popolazione riunisce in un determinato ambiente (il terreno in questo caso) tutti gli individui appartenenti alla medesima specie.

La Natura definisce i propri equilibri di stabilità che consentono al sistema dei viventi di mantenersi pressoché inalterato nel tempo.

A questo fine, sono necessarie caratteristiche peculiari di ogni specie relative a:

  1. abitudini alimentari
  2. prolificità
  3. mortalità della prole
  4. longevità.

In merito a questi elementi, si definisce la quantità di individui che le risorse alimentari del luogo sono in grado di sostenere e le relazioni di varia competizione biotica (predazione, parassitizzazione) che si instaurano tra esse.

In ragione della loro dimensione, le popolazioni di ogni specie si ripartiscono tra microfauna, mesofauna e macrofauna. Alcuni esempi di forme di vita sono le seguenti.

Nell’immagine, è evidente come fattori limitazioni del suolo inibiscano lo sviluppo di molte erbe favorendo la colonizzazione per opera di popolazioni solo di alcune.

Il lombrico: vive soprattutto nei terreni argillosi e, grazie alla sua attività, è utilissimo per la fertilità del terreno. Le sue gallerie, migliorando l’aerazione del sottosuolo offrono un importante contributo ai processi di umificazione.

I funghi: l’apparato radicale delle piante e delle arboree in particolare ispeziona capillarmente il sottosuolo, ponendosi in intimo contatto con la soluzione circolante all’interno di esso. Certi elementi minerali (microelementi in particolare) presenti in quantità assai limitate, potrebbero non essere così facilmente assimilabili da parte delle piante.

Nel sottosuolo è frequente che si instaurino rapporti micorrizici tra gli apparati radicali e alcune specie di funghi. Entrambi gli organismi ne traggono abbondante vantaggio.

Il terreno naturale e coltivato

L’amalgama delle erbe che compongono il manto erboso spontaneo è l’espressione delle caratteristiche fisiche e chimiche del terreno e della conseguente sua fertilità. Una caratteristica pertanto propria e non modificabile. L’aspetto più evidente della fertilità è la complessità della comunità di erbe che compongono la cotica: tanto più è ricca di specie, tanto minori sono i fattori limitazionali che contrastano la fertilità.

Quando ad esempio la colonizzazione riguarda solo specie graminacee e ancor più se in purezza significa che i fattori ambientali sono predisponenti solo verso quel tipo di vegetale. Questo non esprime un elemento negativo del suolo in esame, ma semplicemente una sua netta propensione verso specifici modelli vegetali e una più ridotta capacità di produrre biomassa.

La buona fertilità di un suolo, anche a livello arboreo, è evidenziata dalla complessità delle specie che compongono l’ecosistema.

Non essendovi elementi di selezione particolari, molte specie trovano l’opportunità di abitarvi. Nell’ambito della colonizzazione vegetale, tuttavia, anche piccole particolarità possono definire micro-ambienti ipogei entro i quali vi sono condizioni più favorevoli ad alcune specie rispetto ad altre. La diversificazione del suolo è così anche sottolineata dalle popolazioni del soprassuolo.

Edoardo Monticelli

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