Il germogliamento irregolare

L’avvio

La fase del germogliamento è particolare ogni anno. Sono anche in questo caso numerosi i fattori che concorrono condizionandone l’evoluzione. L’avvio è dettato principalmente dall’innalzamento della temperatura atmosferica. Il calore si trasmette progressivamente al terreno che, pur essendo un substrato con elevata capacità di coibentazione, riesce ad accumularlo trasmettendolo a maggiore profondità, dove è presente il capillizio della vite.

Al di sotto dei 50 cm, la variazione di temperatura è minima, o quanto meno richiede molto tempo affinché si verifichi. Non conta il giorno o la notte, ma semplicemente l’accumulo termico, pur contenuto, determinato dal cambiamento di stagione.

Gli apparati radicali si attivano, inizia il flusso linfatico, alle gemme giungono elementi nutritivi e ormonali atti al risveglio. Le condizioni climatiche atmosferiche della primavera si associano sinergicamente. In questa fase fenologica, la richiesta di acqua da parte delle piante è limitata, pur se importante. Normalmente, la dotazione presente nella gran varietà di terreni, nonostante un periodo parco di piogge, è sufficiente. Gli eventuali effetti della carenza potranno essere risentiti in seguito, in corrispondenza del successivo sviluppo dei giovani germogli.

Uniformità del germogliamento

In merito alla uniformità di sviluppo dei singoli getti, interviene ancora un ulteriore fattore: la qualità della lignificazione risalente alla stagione precedente. La condizione ideale per lo sviluppo contemporaneo e omogeneo dei germogli lungo il tralcio è la posizione tendenzialmente eretta di quest’ultimo. La costrizione effettuata con la legatura dei capi a frutto predispone le gemme ad una condizione di eterogeneità legata alla loro collocazione: all’inizio o al termine del ramo per esempio.

Si attesta maggiore difformità quando il capo a frutto è legato in posizione orizzontale. Proprio in questo caso, maggiori deficienze si notano nella parte mediana. Migliore regolarità con la forma ad archetto, dove il tratto centrale del ramo è in posizione leggermente più elevata.

Quando il tralcio è più o meno eretto, indipendentemente dalla sua lunghezza, la competizione a livello ormonale tra i singoli germogli ha una sua regolarità, sancita per l’appunto dalla fisiologia. Nel caso invece di costringimento, detta competizione favorisce grandemente i getti più precoci a discapito di quelli più tardivi. Le irregolarità divengono evidenti. Tali, inoltre, permarranno per l’intero ciclo vegeto-produttivo, negativamente quindi per la qualità della spalliera del filare.

Il clima e l’ambiente

Si osservano sovente in molte realtà collinari irregolarità evidenti circa lo sviluppo dei germogli. L’influenza climatica stagionale è chiara. In particolare il riferimento al ciclo binario, vale a dire il collegamento tra l’intera evoluzione dell’anno passato e l’attestazione di quanto avviene nel presente. I collegamenti tra le due realtà hanno una natura fisiologica, proprio per acconsentire alle viti di autoregolarsi progressivamente.

Come già accennato, al di là dell’influenza climatica, molti condizionamenti derivano dalla costrizione del tralcio e dall’eccesso di vigoria trasmesso ai singoli getti indirettamente con la potatura invernale, per la forte riduzione della chioma costituitasi in precedenza.

Consistenti concimazioni primaverili sono da considerarsi controproducenti.

Anche l’apporto idrico, dopo un inverno asciutto, non è positivo.

In entrambi i casi, l’azione potrebbe accentuare la difformità già manifesta con la competizione tra i singoli germogli.

Valore agronomico dell’uniformità dei germogli

Considerando ora il tipo di vegetazione della vite in vigneto, sorge la domanda di quanto possa valere l’uniformità di sviluppo dei germogli primari. Sovente si osservano ammassi vegetativi ordinati nella sagoma del filare ma assai eterogenei al loro interno.

La risposta è articolata su più opportunità:

  1. omogeneità della parete di vegetazione lungo il filare
  2. distribuzione ordinata della vegetazione alle successive fasce di altezza della spalliera
  3. sviluppo regolare delle femminelle che le predispone ad una cimatura selettiva e non massiva
  4. tempi fenologici uniformi tra tutti i getti
  5. minore predisposizione di zone di inoculo dei patogeni dettate dal disordine della massa verde
  6. distribuzione omogenea dei fitofarmaci su tutte le foglie.

Perseguendo pertanto questo obiettivo e non potendo influire ovviamente su quanto la stagione ha già predisposto, rimane come unica opportunità la strategia di una potatura verde razionale e soprattutto adattata alle circostanze.

Interventi colturali

Gli interventi sono successivi. Il primo è l’eliminazione delle prime due foglie basali. Queste hanno una forma particolare, differente dall’espressione ampelografica propria del vitigno. Rappresentano tuttavia la maggiore capacità fotosintetica in questa fase. L’eliminazione di esse deprime il potenziale sviluppo dei getti.

Cimatura precoce dei germogli di maggiore sviluppo

Se l’operazione fosse svolta indifferentemente su tutti, quelli che ne patirebbero maggiormente sarebbero quelli di maggiore sviluppo. Se poi, con tale intervento si operasse una certa differenziazione, si potrebbero ancor di più avvantaggiare i più tardivi.

Un altro intervento efficace è la cimatura dei getti vigorosi quando essi abbiano raggiunto la lunghezza di 70-80 cm, tanto da assicurare l’eventuale tralcio per la potatura invernale nell’anno a venire. Sono, infatti, proprio le punte a produrre ormoni della crescita a loro vantaggio. Eliminando esse, riconosciute dalla struttura ancora immatura del getto, il loro sviluppo temporaneamente si arresta. È un lavoro che deve essere svolto manualmente. Apparentemente pare di impegno troppo rilevante ma, in circostanze di elevata difformità, tanto sforzo sarà ripagato.

Non è infine opportuna, in questa fase di sviluppo dei germogli fruttiferi, l’apporto di concimi fogliari con l’intento di esaltarne la crescita. L’acquisizione di questi nutrimenti, infatti, avverrà in larga misura da parte della vegetazione con maggiore sviluppo e quindi il cui effetto sarà di accrescere ulteriormente la difformità già palese.

Edoardo Monticelli

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